Cagliari: lineamenti per una strategia di sviluppo turistico
Immaginare Cagliari come una grande clessidra rivolta da un lato verso il mare e dall’altro lato verso l’entroterra, è una metafora rappresentativa di una città che storicamente ha avuto una spiccata caratterizzazione commerciale, potendo tra l’altro disporre di due importanti scali portuali ed aeroportuali.
Tale connotazione commerciale si è successivamente rafforzata con la realizzazione del porto canale, che nonostante le grandi difficoltà di avvio, oggi rappresenta una grande opportunità di sviluppo per Cagliari e più in generale per tutta la Sardegna, specie se troverà concreta attuazione il progetto di attuazione della zona franca doganale.
Ma l’immagine della clessidra può anche intendersi come buon auspicio per una città che desidera proporsi come meta di eccellenza sul mercato turistico globale.
Per decenni si è sentito ripetere, quasi ossessivamente, che Cagliari non poteva avere una tale propensione, che tra l’altro si esauriva annualmente appena terminata la Sagra di S.Efisio, e che la dizione di “città turistica” non era niente di più che uno slogan coniato dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, ma ben distante dalla realtà dei fatti.
Si trattava comunque di uno scetticismo comprensibile e per buona parte condivisibile, sia per l’indolenza mostrata dalla città nel voler modificare il suo “status” di polo commerciale sia perché, obiettivamente, gli interessi turistici della regione si erano da tempo concentrati sui territori della Sardegna nord orientale, interessati dal fenomeno “Costa Smeralda”.
Inoltre, le iniziative imprenditoriali volte alla realizzazione di strutture ricettive a rotazione d’uso destinate al “mercato delle vacanze” ed avviate lungo la fascia costiera del Golfo degli Angeli, erano piuttosto sporadiche e sicuramente sconnesse da una qualsiasi idea di sviluppo turistico integrato che tenesse in debito conto le propensioni della domanda.
Lo stesso “Villaggio Forte”, per quanto qualitativamente eccellente, non poteva e non può certamente considerarsi come una struttura integrata nel contesto territoriale che lo ospita.
A tutto ciò si aggiungeva una sorta di indolenza del cagliaritano, non eccessivamente disposto a modificare le proprie abitudini, per adeguarsi alle esigenze ed ai capricci del “forestiero”, spesso percepito come un fastidio piuttosto che come risorsa.
Sembrerà paradossale, ma anche condividere la spiaggia con chi “veniva da fuori” faceva storcere il naso ai più, ed aver sempre definito il Poetto come “la spiaggia dei cagliaritani”, se per un verso era una constatazione di fatto, per altro verso celava l’orgoglio di una “cagliaritanità” poco propensa alle intrusioni esterne.
L’analisi di cosa sia avvenuto successivamente non può esaurirsi in poche righe e sicuramente non è questa la sede per analizzarne le molteplici ragioni.
Sta di fatto che da poco più di un decennio a questa parte, una serie di motivi, tra cui in particolare il malessere conseguente allo stato di crescente crisi dell’economia globale, hanno indotto Cagliari a riflettere sull’opportunità di individuare un suo nuovo modello di sviluppo, in cui l’industria delle vacanze potesse svolgere un ruolo rilevante.
Potrebbe apparire una considerazione banale, atteso che il turismo rappresenta un settore trasversale che si connette per definizione alla maggior parte delle altre componenti economiche territoriali, ma il fatto più straordinario è che alla primitiva indifferenza ed indolenza si è gradualmente sostituita la consapevolezza di vivere in una città straordinaria ed il conseguente orgoglio di poterla adeguatamente presentare e proporre all’esterno.
A tutto ciò si sono aggiunte le possibilità di collegamento con le maggiori destinazioni europee, offerte dai voli lowcost, (auspicando opportuni interventi tesi a garantirne ed anzi incrementarne la presenza) l’affievolirsi dell’interesse del mercato della domanda nei confronti delle classiche e più note destinazioni turistiche del nord Sardegna e le opportunità offerte da una città discretamente strutturata e con caratteristiche climatiche ed ambientali obiettivamente eccezionali.
Una città che tra l’altro vanta un percorso storico ultra millenario e sulla quale soprattutto convergono realtà territoriali differenti per cultura, abitudini, tradizioni, ambiente, cucina e spesso anche lingua, che nel loro insieme concorrono alla definizione di un’offerta variegata, certamente unica ed originale.
Se la vocazione turistica di Cagliari è stata per certi versi una “folgorazione”, la rapidità con cui sta avvenendo la sua conseguente trasformazione, per adeguarsi alle rinnovate esigenze, ha sicuramente comportato diversi problemi, e non solo strutturali, a cui si dovrà porre necessariamente rimedio.
E’ innanzitutto inderogabile una serena riflessione sul sistema dell’accoglienza e sulla qualità dei servizi offerti, che non possono essere lasciati al caso se ci si vuole allineare, come è certamente indispensabile, agli standard europei.
Ma soprattutto il turista non può essere considerato alla stregua di un “pollo da spennare”, ma un’importante risorsa da curare e fidelizzare.
In tal senso andrà progettato un sistema formativo indirizzato a tutti gli attori dell’offerta, con particolare riferimento al ricettivo, alla ristorazione ed ai servizi, ad integrazione degli interventi strutturali, specie nel settore dei trasporti, che dovranno essere pensati e realizzati “anche” in funzione turistica.
Occorrerà quindi individuare i mercati della domanda a cui rivolgersi, i target turistici preferenziali e le più efficaci strategie da adottarsi per promuovere la città, il suo golfo ed il suo entroterra, considerato che l’area di influenza di Cagliari comprende, quanto meno, tutti quei territori che vi si collegano per ragioni storiche o per esigenze economiche conseguenti alla presenza di un aeroporto e di un porto.
E se per un verso la città presenta caratteristiche tali da potersi adeguatamente proporre nei confronti di differenti mercati della domanda, è altrettanto vero che la sua integrazione con i territori dell’interno e con quelli costieri, determinerebbe indubbi e concreti vantaggi per il suo auspicato sviluppo turistico.
In tal senso Cagliari dovrà assumere il ruolo di elemento catalizzatore di una serie di realtà territoriali tra loro estremamente differenti, ma altrettanto idonee a definire un prodotto turistico complesso, originale e con notevole valenza identitaria.
Il filo azzurro del mare
E’ interessante osservare come alla scoperta di una “Cagliari turistica” abbia in particolar modo contribuito il target dei (più o meno) giovani appassionati degli sport nautici e più in generale delle attività che si praticano in acqua.
Non è un caso se alcuni sondaggi indichino il Poetto come una delle spiagge preferite dai ragazzi provenienti da tutta l’Italia (e non solo) e se i tratti di mare prospicienti la Sella del Diavolo o il lungomare di S.Elia siano considerati gli spot ideali per lo svolgimento di varie attività legate alla nautica.
Parlare di mare significa anche parlare degli stagni e del sistema dei canali che costeggiano gli impianti dimessi delle saline -sicuramente vocati al canoing- e delle stesse saline, che un tempo costituivano una fondamentale risorsa economica per la città, e che oggi rappresentano ancora un suo importante elemento identitario.
Una città dalle origini antichissime se è vero, come confermano gli studi dei nostri insigni archeologi, che nelle grotte di S.Elia e di Marina Piccola, sono state rinvenuti i cocci di ceramica cardiale risalenti al neolitico antico europeo – 6000/5000 a.c.-, mentre sempre a quel periodo risalgono i manufatti in selce ed ossidiana di S.Gilla.
Tutto ciò significa che il mare di Cagliari non è solo azzurro e trasparente, ma è anche denso di storia, come anche le sue lagune; e per evitare di disperdere o banalizzare questa fondamentale caratteristica, si renderà necessario un impegno convinto, indirizzato alla valorizzazione e promozione del water front, porta sul mare della città ma anche del territorio che si sviluppa alle sue spalle.
L’area dove oggi sorge il parcheggio di un ipermercato, un tempo ospitava il porto di “Cannisone”, in cui attraccavano le navi romane, qui giunte per riempire le stive delle produzioni alimentari ed enologiche che la città ed i paesi circostanti erano in grado di offrire.
All’interno delle anfore che ancora abbondano nei fangosi fondali dello stagno – dove le popolazioni neolitiche raccoglievano già a quei tempi grandi quantità di molluschi, dando avvio ad un’attività tuttora fiorente-, si rinvengono ancora i resti de “sa pezza imbinara”, la carne preventivamente cotta con il vino perché si potesse conservare più a lungo o la resina, ancora profumata dopo più di duemila anni, che trasmetteva il suo aroma al vino prodotto nelle zone agricole limitrofe all’antica Karalis.
Ed è ugualmente straordinario considerare che nei paesi circostanti il capoluogo ed in particolare ad Assemini, fioriscano tuttora tradizioni ceramiche, risalenti alla preistoria, e vi si realizzino ancora manufatti dalle forme rimaste intatte nel corso dei millenni, come ad esempio, “su friscu”, una sorta di borraccia d’argilla che si portava a spalla e consentiva di mantenere fresca l’acqua o altri liquidi.
Ed è inutile ribadire quale interesse turistico potrebbe rivestire la valorizzazione dei luoghi in cui le tradizioni più genuine sono rimaste intatte nel tempo.
Il Promontorio di S.Elìa
Il promontorio di S.Elìa, presenta peculiarità tali da renderlo unico e non solo in ambito strettamente urbano, considerata la sua collocazione baricentrica tra le aree umide di S.Gilla e del Molentargius e la sua funzione storica di avamposto dei traffici mediterranei, con particolare riferimento a quelli provenienti dal Nord Africa e dal Canale di Sicilia.
Non è pertanto un caso se le prime tracce della presenza dell’uomo in area cagliaritana si ritrovino proprio sui versanti collinari di questo quartiere.
In tal senso si è ritenuto di individuare in questo compendio il polo nodale su cui impostare lo sviluppo turistico integrato della città e del territorio circostante.
Compendio il cui accesso ideale si ipotizza nella struttura del “Lazzaretto”, intesa come porta di Cagliari verso il mare e “trait d’union” con i territori dell’interno.
Funzione che trova la sua ragion d’essere nell’esigenza ripetutamente professata di trasformare Cagliari in una città metropolitana, rappresentativa delle realtà culturali ed economiche dei differenti territori che storicamente vi si collegano.
Il Lazzaretto potrebbe allora configurarsi come vetrina espositiva delle culture, tradizioni, costumi e soprattutto delle espressioni gastronomiche, tipiche delle varie aree territoriali che gravitano su Cagliari e sulla sua area metropolitana e più ancora come centro nevralgico da cui far partire le escursioni verso le aree circostanti (colle di S.Elìa e della Sella del Diavolo, compendio delle Saline e del Molentargius) ma anche e soprattutto verso i territori dell’interno, le cui straordinarie peculiarità troverebbero un affascinante momento di sintesi proprio negli spazi di questo antico fabbricato.
Per altro verso il Lazzaretto e per esteso l’intero quartiere nel quale è inserito, potrebbe rappresentare la sede ideale in cui organizzare manifestazioni importanti come un “Festival annuale della musica giovane”, riservato agli allievi più promettenti dei Conservatori di Musica europei ed extraeuropei, che si potrebbero confrontare con quelli provenienti dalle scuole di musica cagliaritane ed isolane.
Per quanto invece si riferisce al promontorio vero e proprio, attesa la sua ineguagliabile rilevanza ambientale, paesaggistica, naturalistica ed archeologica – considerazioni che si estendono anche al tratto di mare che lambisce le coste-, la sua vocazione turistica predominante è certamente quella connessa all’”outdoor”, dizione che comprende svariate discipline all’aria aperta, praticate da uno sterminato numero di cultori, tra cui si annoverano in particolare: il trekking ed il nordic-walking, il cicloturismo, il free climbing, lo snorkeling, ma anche la vela, la canoa e le varie categorie di surf.
Si tratta di attività che, per loro natura sono assolutamente rispettose dell’ambiente e non necessitano di specifiche strutture edilizie di supporto, salvo quelle in cui ubicare i servizi e le altre attività complementari, che potrebbero in ogni caso alloccarsi nei volumi edificati già presenti in loco, con particolare riferimento a quelli provenienti dalle auspicate dismissioni militari.
Conseguentemente gli interventi si limiterebbero a recuperare, mettere in sicurezza, segnalare, rendere praticabile ed eventualmente integrare l’esistente rete dei sentieri.
I quali ultimi, compatibilmente con le citate dismissioni militari, potrebbero connettersi con quelli del compendio Saline-Molentargius, definendo percorsi ad anello di lunghezza e difficoltà variabili e pertanto idonei a soddisfare le svariate esigenze del segmento turistico, piuttosto esigente, a cui si rivolgono.
Si tratta oltretutto di un target in genere “destagionalizzato” e propenso a programmare periodi di vacanza piuttosto lunghi e soprattutto in continua crescita, contrariamente a quanto succede per la maggior parte degli altri settori turistici, che registrano un diffuso decremento dovuto alla crisi economica in atto.
E’ rilevante oltretutto osservare come il turista outdoor, contrariamente a all’opinione comune, rientra in una categoria che dispone di una buona propensione alla spesa.
La “geografia” dei sentieri è piuttosto vasta e diversificata, pur essendo accomunati dal fatto di avere normalmente, come base di partenza, il compendio di Calamosca.
Quelli diretti verso la “Sella del Diavolo” partono generalmente dal versante antistante l’hotel Calamosca, dove è stato da tempo ubicato un tabellone con indicati alcuni itinerari per trekking e mountain bike, i cui percorsi risultano peraltro segnalati anche sul terreno.
Uno degli itinerari panoramici più interessanti attualmente costeggia, in prossimità della cima, la recinzione militare esistente, per poi seguire la cresta del colle in direzione sud est, transitando in prossimità dei ruderi della chiesetta dove si dice fosse stato martirizzato Elìa, del sito in cui un tempo sorgeva il tempio della dea fenicia Astarte, sino ad arrivare in prossimità delle due torri di S.Elìa e del Pouhet (da cui prende il suo nome la sottostante spiaggia dei cagliaritani), dove sono tuttora visibili le opere di captazione idrica dei periodi punico, romano e seguenti.
Il limite del demanio militare impedisce attualmente il collegamento con il versante nord orientale del colle, ma le previste dismissioni consentirebbero di proseguire il percorso lungo un esistente sentiero che “sbuca” in corrispondenza dello sterrato che ospita attualmente il parcheggio adiacente il porto di Marina Piccola.
La principale base di partenza dei sentieri che interessano il colle di S.Elìa ed il forte di S.Ignazio, è invece ubicata in prossimità del faro e si raggiunge percorrendo un breve tratto asfaltato che inizia appena a monte della caserma Ederle, all’incrocio con il Viale Calamosca.
Si tratta in generale di percorsi panoramici più facili rispetto a quelli precedentemente richiamati, che si qualificano in particolare per la presenza delle memorie dell’ultima guerra ed in particolare dalle rovine di diverse “casematte”, di postazioni antiaeree e soprattutto del citato forte di S.Ignazio, che previo intervento di restauro conservativo, diverrebbe tappa di sosta di un originale percorso panoramico.
Un’ulteriore opportunità di richiamo turistico potrebbe essere rappresentata dalla realizzazione di un punto di ristoro, con annessa terrazza panoramica, in corrispondenza dei fabbricati annessi al faro.
Nel caso specifico si renderebbe inoltre opportuno il ripristino di un sentiero di collegamento tra gli sterrati ubicati sul colle e quello che dal quartiere di S.Elìa conduce alla località “Spiaggiola”, in prossimità della torre di Calabernat (Perdusemini) e prospiciente lo scoglio denominato “perda lada” o “perda liada”, anch’esso di notevole rilevanza storica, testimoniata dalla sua costante presenza nelle antiche mappe, che addirittura ne esageravano all’inverosimile le dimensioni.
In questa maniera si potrebbe completare un interessante itinerario cicloturistico ad anello che transiterebbe di fronte alla richiamata struttura del Lazzaretto e più in generale interesserebbe il quartiere di S.Elìa, contribuendo a lenire i suoi storici problemi di isolamento.
Altra possibilità di sviluppo turistico è offerta da alcune pareti rocciose di Cala Fighera e S.Elia, ideali per la pratica del free clambing, in un ambiente marino di grande interesse ambientale.
Si potrebbe anche prevedere, negli spazi circostanti la Caserma Ederle, una parete sintetica appositamente attrezzata anche per lo speed climbing, ulteriore attività sportiva in notevolissima espansione, che completerebbe le opportunità offerte agli appassionati delle arrampicate, consentendo anche l’organizzazione di importanti meeting internazionali.
L’intero promontorio si caratterizza infine per la presenza di numerosissime specie botaniche, con fioriture che si alternano nel corso delle diverse stagioni, contribuendo a rendere affascinanti i percorsi che si snodano tra l’azzurro il viola e il bianco dell’iris planifolia, il giallo della ginestra corsica ed il rosso della borraccina azzurra.
Le piante officinali sono ugualmente presenti con una straordinaria varietà di specie, tra cui si annoverano: il timo, l’erba dei gatti, la malva, il finocchietto selvatico, lo straccia braghe, la ruta, il lentischio, il finocchio marino e via discorrendo.
Per quanto si riferisce all’utilizzo turistico del tratto di mare prospiciente il promontorio, occorrerà in primo luogo individuare e delimitare una fascia protetta larga dai 300 ai 500 metri, compresa tra il molo di Levante e Marina Piccola, in cui sia regolamentata la pesca e la raccolta dei ricci.
A mero titolo d’esempio, tutta la zona rappresenta l’habitat ideale per i polpi, elemento di attrazione per i nuotatori di superficie.
Il divieto di pesca, in determinati periodi, consentirebbe la loro riproduzione come anche quella di altre specie ittiche, incrementando l’interesse degli appassionati di escursionismo marino.
L’intervento prioritario dovrebbe comunque rivolgersi al risanamento del fondale, liberandolo dai rifiuti, dai residui di nasse e reti, ed addirittura da carcasse di auto e di altri manufatti ingombranti, come accade in corrispondenza dello scivolo ad est della spiaggia di Calamosca.
Tale attività potrebbe essere affidata alle cooperative dei pescatori o raccoglitori di frutti di mare locali.
Soddisfate queste pre-condizioni, le stesse cooperative avrebbero la possibilità di attrezzare le proprie barche per accompagnare i turisti nelle zone più interessanti in cui praticare l’attività tipica dello snorkeling, con base di partenza in corrispondenza dell’attuale porticciolo dei pescatori, che andrebbe opportunamente attrezzato con i servizi di supporto e con una struttura in cui ubicare tabelloni didattici, foto e filmati dei luoghi che si andranno a visitare.
Lo stesso promontorio si configura infine come baricentro di una lunga serie di attività turistico sportive, molte delle quali si sono da tempo ed a volte spontaneamente posizionate lungo il litorale cittadino, come la vela d’altura e la motonautica, attestate tra l’area portuale ed il porticciolo della lega Navale, la nautica minore (vela e surf) che ha individuato nel tratto di mare antistante il porticciolo di Marina Piccola gli spot ideali per le regate ed infine il canoing, che si svolge tra il Poetto ed il promontorio di S.Elìa, ma soprattutto lungo le acque piatte del canale di Terramaini, con sbocco in corrispondenza del molo di levante e con possibilità di proseguire la navigazione in mare.
Appare a questo punto evidente come il promontorio di S.Elìa, con il compendio di Calamosca, rappresentino il fulcro di una serie di attività che nel loro complesso possono determinare un consistente sviluppo dell’industria turistica cagliaritana.
L’esigenza di poter disporre di strutture complementari e di supporto potrà invece essere soddisfatta dalla presenza in loco di consistenti volumetrie edilizie, che proverranno dalle citate dismissioni militari, unitamente alla grande disponibilità di spazi per il parcheggio.
Tra di queste la caserma Ederle, unitamente agli alloggi per gli ufficiali ed al deposito dei mezzi militari potrebbero subire una riconversione funzionale ed ospitare svariate attività museali e di servizio tra cui:
- il museo dei Popoli del Mare;
- un centro congressi ad integrazione degli spazi congressuali attualmente presenti nella fiera di Cagliari ed ipotizzati con la ristrutturazione dello stadio Elia;
- l’eventuale Università del Mare, specializzata nelle attività comunque connesse all’ambiente marino;
- la riproposizione, a livello permanente, della mostra, a suo tempo curata dall’architetto Ubaldo Badas e denominata “Traffici, Naufragi e Miracoli”, con le testimonianze del tentativo di invasione della flotta francese del 1796;
- il museo della tradizione della pesca;
- il museo delle lagune (Gilla e Molentargius), con: l’esposizione dei ritrovamenti (previa autorizzazione della competente Sovrintendenza archeologica) o delle copie delle anfore, ancore ed altri oggetti, ritrovati in particolare sui fondali dello stagno di S.Gilla; la rappresentazione grafica, fotografica, cinematografica delle peculiarità delle lagune; l’evidenziazione delle tradizioni millenarie connesse alla lavorazione dell’argilla;
- il museo “del nuovo”, con la riproposizione ex novo degli oggetti (armi, monili, ceramiche…) esposti nei musei archeologici regionali;
- il museo delle “collezioni”, in cui ospitare le collezioni più svariate ed originali che i cittadini volessero mettere a disposizione della città;
- i locali per esposizioni varie tra cui quella delle specie botaniche presenti sui colli di Elia e della Sella del Diavolo;
- gli spazi didattici;
- le attività di ristoro;
- i servizi informativi e quelli di carattere generale;
- gli spazi ricettivi e gli uffici di supporto al nuovo centro museale;
- le basi di partenza, opportunamente progettate, dei percorsi naturalistici, paesaggistici ed archeologici;
- un bike center attrezzato con mountain bike e bici dotate di pedalata assistita;
- Le pareti attrezzate per lo speed climbing;
- la stazione di partenza di un eventuale trenino ecologico gommato ad alimentazione elettrica.
Percontro, la ridotta dimensione e la fragilità ambientale della spiaggia prospiciente il Viale Calamosca, sconsigliano l’utilizzo dei citati volumi e più in generale l’insediamento di nuove strutture turistico-ricettive a rotazione d’uso.
Il complesso Molentargius-Saline
Per quanto si riferisce all’utilizzo turistico del compendio Molentargius– Saline, la cui contiguità con le aree a forte vocazione turistica comprese tra la Sella del Diavolo ed il quartiere di S.Elìa rappresenta una circostanza assolutamente positiva, si ritiene prioritariamente necessario un ulteriore intervento manutentivo del canale di Terramaini, mediante la risistemazione dei suoi argini e l’individuazione degli scarichi fognari che ancora vi si riversano nonché delle altre eventuali fonti di inquinamento che ne condizionano la corretta fruibilità.
Un’operazione del genere ne incrementerebbe innanzitutto le possibilità di utilizzo per la pratica della canoa, del kayak e delle discipline analoghe, ma consentirebbe soprattutto di restituire alla città uno specchio d’acqua che al rilevante interesse storico accoppia il fatto d’essere inserito in un’area umida di straordinaria valenza ambientale.
La presenza del parco rappresenta ovviamente un’opportunità per il più generale sviluppo turistico della città, mentre le escursioni lungo la laguna del Molentargius, talmente ricca sotto l’aspetto botanico ed avifaunistico, dovrebbero divenire una regola, soprattutto perché la presenza di un tale compendio, oramai compreso nel perimetro urbano, caratterizza fortemente la città, evidenziandone l’unicità a livello planetario.
Occorrerà tuttavia rivedere la complessiva organizzazione dell’intero compendio, concordando con l’amministrazione del parco un programma di rilancio che ne consenta il più corretto ed economico utilizzo.
L’attivazione di un ciclo minimo di coltivazione del sale rappresenta in tal senso un’ineludibile priorità, se si consideral’importanza storica che le saline ebbero nella storia della città a decorrere quantomeno dal 150 a.C., data a cui risale un’iscrizione trovata a Pauli Gerrei, dove già si parlava di sfruttamento delle saline cagliaritane.
Le stesse saline, a decorrere dal periodo giudicale quando il loro sfruttamento venne assegnato ai “monaci vittorini”, hanno rappresentato per secoli una straordinaria fonte di reddito per l’economia cagliaritana, condizionandone il percorso storico.
La loro riattivazione, ancorché parziale, si configura quindi come elemento indispensabile a tutela dell’identità di Cagliari.
Unitamente al citato avvio produttivo, occorrerà individuare l’ubicazione di un “museo del sale”, comprendente un percorso didattico – in cui possa essere rappresentata la storia delle saline anche tramite immagini e filmati-, ed opportuni spazi espositivi in cui poter collocare i reperti e le testimonianze storiche delle stesse saline.
Il museo diverrebbe inoltre l’elemento centrale di un centro di servizi in cui posizionare diverse attività complementari, tra cui un parcheggio, un punto di ristoro, un’area di sosta ed hub di partenza per i cicloturisti, i moli di attracco per le canoe e gli altri natanti da utilizzarsi per il traporto di turisti e visitatori appassionati di birdwatching e più in generale interessati ai percorsi naturalistici.
A mero titolo d’esempio, ad integrazione della classica visita della città che viene proposta ai crocieristi che sbarcano a Cagliari, potrebbe prevedersi un percorso in barca assolutamente originale lungo il canale di Terramaini, con sosta in corrispondenza di postazioni di birdwatching adeguatamente attrezzate e quindi del centro servizi e del museo del sale di cui si è appena riferito.
Tale servizio potrebbe essere garantito dalle stesse cooperative di pescatori di S.Elìa.
A ciò si aggiunge la possibilità di offrire agli ospiti una degustazione di prodotti locali ed in particolare del pesce, da pescarsi direttamente in loco, qualora si riuscisse a riattivare la preesistente peschiera, in merito alla quale si riferirà in seguito.
Si è precedentemente riferito al turismo outdoor ed alla rilevanza della contiguità esistente tra il compendio S.Elia-Calamosca e quello delle Saline-Molentargius.
Tale rilevanza si riferisce soprattutto al cicloturismo, che allo stato attuale rappresenta il target turistico che presenta i maggiori indici di crescita a livello europeo ed in grado di “muovere” centinaia di migliaia di appassionati e che, in termini pratici, potrebbe disporre di circuiti ad anello che si snoderebbero attraverso comparti storico ambientali di eccezionale interesse.
Non si pretende, ovviamente, di far concorrenza a destinazioni classiche come l’isola di Maiorca, la cui economia si basa principalmente sul turismo dei bikers tedeschi, con “numeri” da capogiro; ma è altrettanto vero che le caratteristiche della città e del suo entroterra sono sicuramente ideali per intercettare anche questo particolare segmento turistico.
Caratteristiche che non sono sfuggite in particolare al mercato tedesco che ha valutato in maniera estremamente positiva il fatto che l’attività cicloturistica e quelle dell’outdoor in senso lato, possono svolgersi a ridosso di una città ben strutturata e piacevolmente vivibile, facilmente raggiungibile ricorrendo a voli low cost, dotata di un clima ideale anche nei mesi invernali, lontana dalle tensioni internazionali, geologicamente stabile e soprattutto erede di una storia affascinante e di tradizioni ultramillenarie.
La rivitalizzazione del ciclo produttivo del sale potrebbe ottimamente accompagnarsi alla realizzazione di un impianto di talassoterapia, perfettamente conforme alle esigenze di chi pratica attività sportiva all’aria aperta e soprattutto ai cultori del “benessere”, il target turistico più rilevante, in termini assoluti, a livello mondiale.
Per quanto invece si riferisce all’utilizzo del canale di Terramaini per la pratica del turismo canoistico, è importante in primo luogo osservare come lo stesso canale sia collegato al mare in corrispondenza del molo di levante, circostanza che innanzi tutto consentirebbe di proseguire il percorso, specie quando le condizioni meteo marine lo consentono, sia in direzione del porto e della laguna di S.Gilla, sia verso il promontorio di S.Elìa e la spiaggia del Poetto.
Il percorso interno presenta invece una biforcazione all’altezza degli impianti sportivi delle “Saline”. Dei due tratti di canale, uno prosegue fiancheggiando le vecchie vasche di decantazione, parallelamente al canale “dell’idrovora”, mentre l’altro si dirige verso Monserrato, scorrendo a fianco della laguna del Molentargius.
Il secondo tratto consente in particolare l’integrazione con la pratica del birdwatching ed in tal senso potrebbe programmarsi la realizzazione di piccoli moli di attracco e di una o più aree di sosta e di avvistamento nelle postazioni che si riterranno più idonee, dotate di servizi minimi.
Una di queste postazioni potrebbe in particolare ricavarsi in prossimità dell’ansa del canale all’altezza dell’incrocio della via Mercalli con il Viale Marconi.
Per quanto invece si riferisce alla realizzazione del museo del sale e dei servizi generali di supporto all’attività turistica ed escursionistica, in linea di massima si potrebbe ipotizzare l’utilizzo di parte dei fabbricati e relativi annessi, circostanti la piccola darsena ubicata appena oltre il fabbricato dove ha attualmente sede il “centro di educazione ambientale” del parco.
In questa maniera si eviterebbe qualsiasi ulteriore attività “cementificatoria”, ma si avrebbe soprattutto a disposizione un’area sufficientemente distante dall’habitat dei fenicotteri e delle altre specie animali che dimorano in prossimità della laguna.
A ciò si aggiunge la disponibilità di una vasca di ormeggio ed alaggio delle canoe e degli alti natanti necessari alle attività turistiche ed escursionistiche, la contiguità all’esistente parcheggio, ad una scuola di canoa, ad un centro ippico ad una serie di impianti sportivi perfettamente organizzati ed addirittura ad un piccolo teatro che integrerebbe in maniera degna il sistema di servizi offerti dal comparto.
Il tutto potrebbe infine integrarsi con la ristrutturazione e riconversione di alcuni immobili da adibirsi a club house, ristorazione e supporto alle auspicate attività sportive e di intrattenimento che in questo settore del Parco troverebbero la loro sede ideale.
Si sono lasciate per ultime le considerazioni sull’ipotesi di riavviare le attività della preesistente peschiera (Farci-Masala), proprio per la straordinaria valenza che un tale progetto rivestirebbe.
E’ persino superfluo rilevare l’interesse economico e soprattutto mediatico che determinerebbe la presenza di una peschiera all’interno del contesto urbano e le straordinarie implicazioni che ciò comporterebbe, a livello turistico, se si pensa all’originalità assoluta di un impianto del genere, inserito nell’ambito di una città vasta ed importante come Cagliari.
La peschiera di cui si ipotizza la riattivazione è ubicata in posizione adiacente rispetto agli impianti sportivi delle “saline” ed è collegata al canale -ricchissimo di varie specie ittiche-, alimentato dall’idrovora ubicata al largo della spiaggia del Poetto.
Dalle informazioni acquisite non pare siano presenti particolari problemi tecnici, ostativi al riavvio dell’attività di una tale attività, ferma restando l’esigenza di regolare il flusso dell’acqua proveniente dal canale.
Si tratta ovviamente di ipotesi da approfondire con la massima attenzione, pur essendo assolutamente evidenti i benefici che ne conseguirebbero.
L’idea di base sarebbe quella di affidare alle cooperative di pescatori di S.Elìa la gestione e la manutenzione della peschiera, prevedendone eventualmente l’utilizzo anche per la pesca sportiva.
Agli stessi pescatori potrebbe allora affidarsi la gestione di un punto di ristoro caratteristico, posizionato in corrispondenza del museo del sale e dell’area servizi, nel quale si servirebbero prodotti freschissimi e dove potrebbero venir cucinati i pesci direttamente pescati dai turisti o comunque dai visitatori che frequentano il parco.
La riattivazione dell’impianto e la gestione affidata alle cooperative dei pescatori rappresenterebbe infine un chiaro segnale della volontà di risolvere il problema di emarginazione del quartiere di S.Elìa, creando nuovi posti di lavoro nell’ambito di un’attività precipuamente rivolta al turismo e con indubbie possibilità di sviluppo.
Il Poetto
La nostra amatissima spiaggia merita sicuramente una trattazione a parte o addirittura, come è stato proposto da alcuni qualche tempo fa, un assessorato apposito che ne gestisca la programmazione, l’organizzazione e la promozione.
Ci limitiamo quindi ad esporre, al proposito, solo alcune brevi considerazioni che ci auguriamo possano servire da spunto per futuri approfondimenti.
Occorrerebbe in primo luogo comprendere con adeguata precisione cosa potrà capitare all’arenile nel corso dei prossimi anni, perché al di là dello storico accordo di Parigi del 13 dicembre 2015, in cui si è stabilito di destinare ingentissime risorse per controllare l’innalzamento delle temperature, limitandolo a meno di due gradi sino al 2020, ciò non toglie che nel frattempo il livello marino cresca, ponendo a rischio diversi tratti di costa e il Poetto in modo particolare. Auspicando ottimisticamente che ciò non accada o che possa eventualmente comportare danni di modesta portata, è comunque improrogabile e primaria l’esigenza di monitorare la salute della spiaggia, programmando interventi atti a salvaguardarla che prevedano comunque il coinvolgimento dei migliori esperti di settore.
Non è per altro verso opportuno esprimersi sui recenti lavori di restiling del Poetto, che contrappongono la fazione di coloro che l’apprezzano incondizionatamente a quella di chi invece ritiene che l’intervento manchi della minima originalità, fantasia e di quel “colore” che di regola caratterizza i “lungomare” delle più note località balneari del Mediterraneo.
Tanto premesso e in coerenza con il tema di cui trattiamo, che riguarda la Cagliari turistica, non possiamo che rimarcare, come precedentemente accennato, la grande considerazione di cui gode il Poetto – a parte tra i cagliaritani e i fruitori abituali provenienti dalla sua area vasta -, specie tra la “popolazione” dei giovani ma soprattutto tra gli appassionati della vela e degli sport acquatici un genere, consapevoli che le condizioni climatiche e la qualità di questo tratto di litorale lo rendono uno dei migliori, se non addirittura il migliore spot dello stesso Mediterraneo.
La connotazione “turistica” non può quindi essere messa in discussione e in tal senso occorrerà riflettere, in tempi congrui, sull’opportunità di connessione funzionale del lungomare con il compendio del Molentargius-Saline.
Si potrebbe allora prevedere la realizzazione di impianti sportivi e talassoterapici a bassissimo impatto ambientale (e magari di un “aquafan” da valutare con maggiore attenzione), da realizzarsi in continuità con l’area di servizio ipotizzata in corrispondenza dell’attuale sede dell’Ente Parco, ristrutturando e riconvertendo, ove possibile, i volumi edilizi precedentemente utilizzati dalle Saline dello Stato.
Per altro verso, se il Poetto rappresenta un “attrattore” di primaria importanza, appare irrazionale la scelta di destinare il suo immobile di maggior pregio (almeno per quanto riguarda la sua posizione e l’originale configurazione progettuale) ad attività ospedaliere, sanitarie o para sanitarie che dir si voglia.
La riconversione in struttura alberghiera di qualità, appare al contrario congrua ed assolutamente coerente con il programma di sviluppo turistico della città, considerata tra l’altra la sua invidiabile posizione sull’arenile e la contiguità all’area dell’ippodromo.
In tal senso sarebbe sicuramente opportuna la progettazione complessiva del compendio “ex ospedale marino-ippodromo” e l’avvio di una manifestazione d’interesse con bando internazionale per la sua realizzazione e gestione, ricorrendo eventualmente ad un partenariato pubblico-privato e all’istituto della concessione pluriennale.
Dott. Giorgio Valdes
Ex Direttore generale assessorato regionale turismo
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