Le assurdità di un geniale porta a porta

Colazione all’aliga
Dice: bisogna fare la differenziata. Ma se la facciamo da non so più quanti anni? Allora, meglio: bisogna cambiare il modo di conferire e raccogliere la spazzatura perché non è più tollerabile avere per strada enormi cassonetti traboccanti umido, plastica, carta, vetro, lattine e quant’altro. Ci vuole il Porta a Porta.
Ok. Un Paese (pardon, un Comune) civile cosa fa? Intanto, con la tecnologia di oggi, fornisce a ogni utente (in regola con la Tari) una tessera magnetica identificativa con la quale aprire gli stessi cassonetti naturalmente dotati di serratura, per conferirvi i rifiuti nei giorni e negli orari (comodi per chi paga il servizio) stabiliti. Poi organizza telecamere, pattuglie di controllo anche in borghese, se occorre persino droni, per scovare i vandali, i furbetti non solo del quartierino ma anche quelli in trasferta, magari da altri Comuni dell’hinterland. E avvia facili controlli per scovare gli evasori della Tari (cosa si aspetta?). Infine, soprattutto, organizza una raccolta notturna puntuale ed efficiente che consenta di non avere al mattino indecorosi e puzzolenti spettacoli stradali. Il tutto a un costo “x”, naturalmente sempre pagato dai contribuenti.
E invece cosa ti studiano al Comune e alla società delegata al servizio, naturalmente con un costo presumibilmente “xxxL” a carico del solito contribuente? La distribuzione, davvero porta a porta, di decine e decine di migliaia di variopinti mastelli di medie dimensioni (cinque impilabili a testa) che ognuno dovrà sistemarsi in casa dove meglio ritiene: in salotto, in cucina, in bagno. Se ce l’ha, ovviamente in un terrazzino. Sennò: chissenefrega. Sono problemi suoi, non del Comune.
Dice: per i palazzi con più di 10 condomini sono però previsti i “mastelloni” unici, a serratura. Peccato che non ce ne siano molti, forse perché già si è speso parecchio per i “mastellini”. Cominciamo a distribuire i mastelloni che abbiamo, pensano i geni della spazzatura, partendo dalla periferia. E chi ha già i mastellini che peraltro abbiamo dato a tutti? Chissenefrega, se li conservino nel ripostiglio, se ce l’hanno. Sennò li gettino via (nella plastica o, se sono usati, nell’indifferenziata). E i mastelloni dove vanno sistemati? C’è un’ordinanza del sindaco che impone a chi ha cortili o grandi androni dei palazzi (pare addirittura che siano stati fotografati uno per uno), di tenerseli lì dentro o dove vogliono, ma non in strada.
Ma ci rendiamo conto delle assurdità?
Primo: un’ordinanza del genere sia pure firmata dall’esimio sindaco può valere solo a casa sua. Nessuno può imporre di tenere i bidoni (comunali) della spazzatura in bella e puzzolente mostra nell’androne di casa, grande e brutto quanto volete ma pur sempre privato. E anche per questioni igieniche, ovviamente. Ergo andranno (e in moltissimi casi vanno) di nuovo per strada. A meno di non pagare un nuovo servizio aggiuntivo: quello delle start-up alighiere che appunto si occupano di conservare e movimentare i mastelloni.
Secondo: quando la rivoluzione (sempre dell’aliga) arriva in centro, mastelloni comunque non ce ne sono più. Per ora vi diamo solo quelli di vetro e lattine -dicono- arrangiatevi. Se e quando arriverà la seconda fase di “aggiustamento”, si vedrà.
E allora? Allora, fatto salvo il solito chissenefrega, intanto i vecchi enormi cassoni di pvc o lamiera vengono tutti ritirati e parcheggiati in bella evidenza nel grande spazio all’aperto della via San Paolo, ben visibili da chi percorre la quattro corsie per Santa Gilla e l’aeroporto o, meglio, da chi arriva in aereo nella nostra città: uno splendido biglietto da visita, un panorama unico dall’alto dei cento metri sulla direttrice d’atterraggio. Benvenuti nella città dell’aliga!
Mentre mastellini, a decine per ogni palazzo, e mastelloni in bella mostra e fila indiana, finiscono di nuovo tutti per strada, soprattutto in centro città, stavolta però chiusi a chiave. I mastelloni, naturalmente. Perchè i mastellini – che peraltro vanno identificati perché ognuno deve riconoscere il suo, al di là dei codici etichettati difficilmente leggibili e facilmente “deperibili”- sono invece aperti.
Creando altri problemini da nulla. Primo, dato per comodo l’orario di deposito della spazzatura (tra le 20.30 e le 24): ma chi mi dice che nel mio mastellino aperto
qualcuno, passando per strada, non ci getti di tutto, compresi gli escrementi del suo cane? A proposito. E la pipì di cani e gatti randagi richiamati da quegli odori non proprio gradevoli? E le schifezze di qualche adulto “randagio” magari ubriaco? E quelle del primo vandalo che passa? O ancora: i dispetti del vicino al quale stai sulle balle e che ti getta qualsiasi “cosa” proibita nel tuo mastellino? Meglio usare un nome di fantasia per identificarlo. O il furbetto della Tari che, al buio, lascia o lancia davanti al tuo portone il suo bustone di spazzatura, che magari topi o gabbiani più grossi di un’aquila devastano in men che non si dica rendendo le strade un letamaio?!
Qualcuno, pare sempre al Comune, ha avuto un’altra idea geniale: vendiamo ganci e tasselli da fissare al muro dei palazzi in modo da sollevare da terra i mastellini. Ve li immaginate solo dieci mastellini attaccati al muro di un palazzo in orizzontale o peggio in verticale con gli addetti alla raccolta che chiamano ogni notte i vigili del fuoco per poter arrivare con l’aiuto di una lunga scala a quelli che magari sono arrivati al quarto piano?
Qualche solerte ma ingenuo contribuente, certo abitante in una palazzina di un solo piano, pare ci sia cascato e abbia comprato i suddetti ganci (12 euro?) ai quali ha appeso, ligio alle indicazioni comunali ma rischiando di dover pagare anche la tassa sulle “affissioni”, il suo mastellino. Risultato: pipì dei cani evitata sino all’arrivo del netturbino di turno perché, dopo lo svuotamento, il mastellino è stato riposto (per usare un eufemismo), magari non proprio delicatamente, sul marciapiede o in mezzo alla strada, forse trascinato dal vento.
Insomma tu povero contribuente non hai scampo: se vuoi evitare arrabbiature, ricorsi, avvocati, devi far la guardia al bidone, non a quello classico della benzina ma a quello più moderno dell’aliga. E mi raccomando: ogni mattina sveglia alle 6:30 perché i mastellini svuotati (non sempre) durante la notte, vanno fatti sparire entro le 8:30, pena salatissime multe.
E dire che una volta il primo pensiero al nostro risveglio era la colazione! Ora, forse come segno dei tempi che cambiano, è quello dell’aliga.
Andrea Coco
Giornalista
Tutto giusto, però l’errore è ancora più a monte. E’ la persona che produce rifiuti, non l’abitazione in se stessa, infatti se non è abitata non c’è TARI. Quindi non si capisce perchè la base imponibile della TARI siano i mq dell’abitazione. Per cui due persone che vivono in un appartamento di 100 mq, pagano di più di una famiglia di 3/4 persone che vive in 70 mq. Siamo ancora nell’epoca in cui le tasse si pagavano in base al numero di finestre che possedeva una casa praticamente.
Un bellissimo articolo Andrea Coco, avrei da fare qualche osservazione in merito ma preferisco portare l’attenzione su un’altra soluzione per “l’aliga: Termovalorizzatore, badate bene NON inceneritore, che è inquinante.
Termovalorizzatore che incenerisce ad altissime temperature producendo energia da utilizzare ed emette vapore e non fumo inquinante.
Spero e suggerisco a questa amministrazione e a Paolo Truzzu di vagliare questa possibilità, il problema dell’amica si trasformerebbe in energia da utizzare e in vapore. Grazie per l’attenzione, Loredana Paderi Ferretti
Il maledetto T9 ha scritto “amica” invece di “aliga”
In nazioni civili e, mi risulta anche in qualche regione Italiana, la soluzione è data da grossi cassonetti a scomparsa posizionati nei vari punti strategici della città azionati dai cittadini con la tessera rilasciata dal Comune, in contemporanea occorrerebbe fare un controllo incrociato con Abbanoa ed i fornitori di energia elettrica per scoprire coloro che non pagano i rifiuti, pur vivendo nel comune, per evitare che sparpaglino in giro i loro rifiuti; i cassonetti dovrebbero essere sorvegliati con telecamere che riprendano quanti, residenti o meno, buttano la spazzatura per strada.